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giovedì 17 marzo 2011

Lucio Fontana: "luce e colore" non solo tagli



<<Nella mia professione di pittore, facendo un quadro con un taglio, non voglio fare un quadro: apro uno spazio, una dimensione nuova nell'orientamento delle arti contemporanee[...].>>


Lucio Fontana, nel 1905 si trasferisce dalla natìa Argentina a Milano, dove frequenta l'accademia di Brera a fianco dello scultore Adolfo Wildt.
Da questa esperienza apprende l'importanza concettuale e non mimetica dell'opera d'arte, il principio di una spazialità simbolico-astratta e la forza dei materiali.
Tra il 1940 e il 1946 l'artista si trova in Argentina. Ed è proprio all'interno di quel contesto culturale che produce il Manifesto Blanco, premessa al primo manifesto dello spazialismo, da lui firmato nel 1947.


Con il termine "spaziale" si fa riferimento alle nuove possibilità date agli artisti dalla scienza e dalle nuove tecnologie.
Questi nuovi strumenti permettono di concepire spazi e dimensioni temporali al di là delle concezioni "tradizionali" offerte dalla prospettiva rinascimentale o dalla scomposizione cubo-futurista.
Alla IX Triennale di Milano del 1951 (anno in cui redige il Manifesto dell'arte spaziale) realizza il famoso neon "Luce spaziale", una scultura astratta sospesa al soffitto e composta da tubi al neon che riproducono <>, come sottolinea l'artista stesso. Dal 1958 sviluppa la serie dei Concetti Spaziali(attese), tele monocrome caratterizzate da tagli che danno alla sua ricerca una direzione contemplativa




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Museo del 900, Piazza del Duomo, Milano (sala 3) ampie vetrate con vista mozzafiato sul Duomo.

1 commento:

  1. bellissimo l'articolo, bellissima Milano, bellissimo il nuovo Museo del 900.....dimenticavo bellissime fotografie!
    Bravi Wi.iu'

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