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lunedì 14 febbraio 2011

NAPOLI SOTTERRANEA:il fascino della città parallela


A quaranta metri di profondità sotto le vocianti e caratteristiche vie del centro storico di Napoli, si trova un mondo a parte, per molto ancora inesplorato, isolato nella sua quiete millenaria eppure strettamente collegato con la città.E' il grembo di Napoli, da cui essa stessa è nata. Visitarlo significa compiere un viaggio nel tempo lungo duemila e quattrocento anni.Ogni epoca, dalla fondazione della Neapolis alle bombe della seconda guerra mondiale, ha lasciato traccia sulle mura di tufo giallo, pietra con cui la città è costruita.Nel sottosuolo di Napoli si cela un labirinto di cunicoli, cisterne e cavità che formano una vera e propria città che ricalca, in negativo, la città di superficie.
Scendete con noi nelle viscere della città per scoprirne la storia ed i misteri.



Storia
Un antico detto napoletano dice “Me staj purtann p vic’ e vicariell”, riferendosi a chi vuole portare un discorso scomodo in un’altra direzione. Eppure, i vichi e vicarielli di cui parla questo detto, sembrano proprio ispirarsi alla conformazione della Napoli Sotterranea, costituita in prevalenza da gallerie strettissime in cui possono entrare solo poche persone alla volta.I cunicoli su cui si erige la città di Napoli hanno un’origine antichissima Le prime trasformazioni della morfologia del territorio, avvenute ad opera dei Greci a partire dal 470 a.C., sono state dettate da esigenze di approvvigionamento idrico e dalla necessità di recuperare materiale da costruzione per erigere gli edifici di Neapolis

Nei secoli successivi l'espansione della città portò alla realizzazione di un vero e proprio acquedotto che permetteva di raccogliere e distribuire acqua potabile grazie ad una serie di cisterne collegate ad una fitta rete di cunicoli. Durante il dominio romano l'esistente acquedotto fu ampliato e perfezionato, ma con l'avvento degli Angioini, nel 1266, la città conobbe una grande espansione urbanistica cui, ovviamente corrispose un incremento dell'estrazione del tufo dal sottosuolo per costruire nuovi edifici, confermando una peculiarità di Napoli: quella di essere generata dalle proprie viscere. Solo nel 1885, dopo una tremenda epidemia di colera, venne abbandonato l'uso del vecchio sistema di distribuzione idrica per adottare il nuovo acquedotto, che ancora è in funzione.
L'ultimo intervento sul sottosuolo risale alla seconda guerra mondiale, quando per offrire rifugi sicuri alla popolazione si decise di adattare le strutture dell'antico acquedotto alle esigenze dei cittadini. Furono allestiti in tutta Napoli 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo. Finita la guerra, per la mancanza di mezzi di trasporto, quasi tutte le macerie furono scaricate nel sottosuolo, quasi a voler seppellire con esse, anche tutti i ricordi di quel triste periodo. Fino alla fine degli anni '60 non si è più parlato del sottosuolo, anche se molti continuavano ad utilizzare i pozzi come discariche. Dopo circa 20 anni di scavi e di bonifica, e grazie all'impegno silenzioso e al sacrificio di volontari che, dopo il lavoro, si calavano nelle viscere di Napoli per riportare alla luce un reperto storico di siffatta grandezzaun - oggi è possibile conoscere una pagina inedita della storia di Napoli.










La leggenda del "Monaciello"
Ogni abitazione, nella città di Napoli, poteva attingere acqua dalla cisterna sottostante tramite un pozzo al quale aveva accesso il "pozzaro", una classe di liberi professionisti che si muovevano con destrezza in questi antri camminando lungo stretti cunicoli e arrampicandosi su per i pozzi grazie a dei fori praticati a distanza più o meno regolare.
Questi personaggi, veri signori del mondo sotterraneo avevano libero accesso a tutte le case mediante i pozzi e hanno dato origine ad aneddoti e leggende ancora vive nell'immaginario napoletano come quella dei "monacielli", spiriti benevoli o maligni che si occupavano più della padrona di casa che della rete idrica, ed usavano le vie sotterranee che conoscevano bene, per sparire o apparire, sotto il mantello da lavoro che, nella penombra, somigliava appunto al saio di un monaco.

3 commenti:

  1. vedi..sono di Napoli..e questa cose non le sapevo!grazie per le "curiosità" :-)
    molto molto belle le foto...;-)

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  2. Grz a tè Ary...appena puoi vacci!!!!ne vale la pena!!!

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  3. troppo bello da vedere... consiglio a tutti!!

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